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Un nuovo studio di un team di ricercatori dell’università di Cambridge (UK) e pubblicato su “Proceedings of the National Academy of Sciences” ha fatto emergere un legame molto stretto tra processi di pensiero che apparentemente potrebbero sembrare molto distanti: da una parte ci sono i pensieri che riguardano come affrontare i problemi quotidiani e dall’altra, le nostre convinzioni ideologiche e/o politiche. La correlazione tra processi cognitivi apparentemente così distanti, potrebbe spiegare il risultato del referendum del 2016 che ha condotto il Regno Unito all’uscita dall’Unione Europea.
Circa 300 cittadini britannici sono stati valutati mediante test cognitivi che prendeva in considerazione anche le inclinazioni politiche. Lo studio si focalizzava sulle capacità cognitive che normalmente non sono influenzate dalle emozioni. la cosiddetta cold cognition. Il processo opposto è la hot cognition, ovvero un modo di pensare in cui le emozioni svolgono un ruolo principale.
Il Dott. Leor Zmigrod, uno degli autori dello studio, afferma che il voto e le decisioni politiche sono il risultato di una decisione emotiva. Tuttavia vi sono anche altri elementi fondamentali nel determinare l’identità e il comportamento politico. Tra questi aspetti che riguardano più l’elaborazione dell’informazione non cognitiva, un ruolo fondamentale lo riveste l’adattabilità e flessibilità al cambiamento.
Come affermato precedentemente, i 332 volontari e cittadini britannici, sono stati valutati con due questionari che misuravano la flessibilità cognitiva, ovvero quanto una persona è capace di adattarsi ai cambiamenti, oppure il suo contrario, la rigidità e la persistenza dell’osservare le medesime regole. Le domande poste riguardavano temi quali L’attaccamento al Regno Unito, la cittadinanza e l’immigrazione.
Attraverso analisi statistiche successive, è emersa una forte correlazione tra un’alta flessibilità cognitiva e un atteggiamento ideologico poco incline all’autoritarismo, al nazionalismo e al conservatorismo sociale. Ciò si traduce attualmente con una probabilità minore di supporto alla Brexit. All’opposto, coloro che affermavano di seguire maggiormente abitudini, tradizioni e che avevano una preferenza per la certezza (con conseguente poca tolleranza dell’incertezza) mostravano di avere una maggiore ideologia conservatrice e quindi un maggiore sostegno alla Brexit e alle connesse politiche di controllo dell’immigrazione. I dati raccolti si traducono nel seguente modo: inclinazioni psicologiche che tendono a preferire la stabilità si tramutano in una maggiore uniformità della nazione e un’identità nazionale più definita.
Il Dott. L. Zmigrod in ultimo spiega che “rimane comunque il fatto che ideologie come il nazionalismo sono costrutti molto complessi, e ci sono molte ragioni per cui le persone hanno certe credenze e certe convinzioni, e di conseguenza ci sono molte ragioni per cui votano come votano”.
Leor Zmigrod, Peter J. Rentfrow, and Trevor W. Robbins (2018). Cognitive underpinnings of nationalistic ideology in the context of Brexit. PNAS. 115 (19) E4532-E4545.